Castelli, rocche, cittadelle, cerchie murarie e bastioni non sono pietre inerti, ma testimonianze del passato su cui è fondata la realtà odierna. Rilevante è il loro valore culturale: non soltanto per la loro persistenza architettonica, ma anche quando si considerano le loro connessioni con lambiente circostante, e soprattutto con le persone la cui esistenza era legata in diverso modo alle fortificazioni.
Per lappunto, Davide Tansini ha proposto Incontri castellani, una serie di appuntamenti informali riguardanti larchitettura castellata fra Lombardia ed Emilia.
Il tema scelto per il 2010 sono state le relazioni fra alcune tipologie di fortificazioni: borgo, castello, rocca, mura e cittadella. Titolo di questi incontri era
non fidarsi è meglio!, sintesi della problematica convivenza fra i diversi elementi che si rapportavano quotidianamente con le fortificazioni: civili e militari, sociali ed ambientali, economici e culturali.
Proprio un argomento poco affrontato nelle divulgazioni circa larchitettura fortilizia è la sua influenza sugli sviluppi storici. Spesso, infatti, le opere illustrative si limitano ad esaminare alcuni dettaglî strutturali o ad esaltare talvolta reinventando alcuni episodî cronachistici; viceversa, possono risultare tecniche e settoriali, quindi poco adatte ai non addetti ai lavori.
Con Incontri castellani Tansini ha invece scelto un approccio particolare: discussioni ben contestualizzate e documentate, in un rapporto fortemente interattivo con i partecipanti. La traccia del percorso comunicativo era integralmente costituita dagli studî e dalle ricerche personali di Davide Tansini in àmbito storico-architettonico. Semplicità, coerenza e chiarezza sono state alla base di questa formula comunicativa, che ha amalgamato un rigoroso metodo storico-scientifico ad uno stile colloquiale improntato alla cordialità.
Per gli appuntamenti del 2010 da Marzo ad Ottobre sono state individuate quattro località situate nella Val Padana centrale: San Colombano al Lambro (Milano), Piacenza, Rovato (Brescia) e Vigoleno di Vernasca (Piacenza).
A San Colombano al Lambro è toccato il primo appuntamento (21 Marzo). Le fortificazioni banine sorgono alle pendici di un colle che sovrasta labitato, lambito dal fiume Lambro e situato poco lontano dal Po. È costituito dalla Rocca pósta alla sommità della collina e dal cosiddetto Ricetto, che scende lungo il versante Nord verso il paese. Già attestate nellXI secolo, distrutte e poi ricostruite da Federico I di Hohenstaufen lo stesso Federico Barbarossa vi fondò un proprio palazzo le fortificazioni furono poi articolate nel binomio rocca/castello una militare, laltro abitativo in un rapporto di separazione che trovò ampia diffusione nel tardo Medioevo. A San Colombano al Lambro tale soluzione architettonica e gestionale fu mantenuta fino al Cinquecento, per tutto il periodo delle signorie (Visconti e Sforza in primo luogo), in un confronto fra due necessità diverse ma ugualmente pressanti: difendere una località da minacce esterne e premunirla contro quelle interne.
Si è poi proseguito con Piacenza (2 Giugno). In particolare, con un preciso edificio scelto fra il vasto patrimonio di architettura fortificata e militare posseduto dal capoluogo padano: la cosiddetta Cittadella Farnesiana (o Castello Farnesiano). Innestata entro il lato Sud-Ovest del circùito murario piacentino, è una struttura bastionata pentagonale, che fu voluta dal duca di Piacenza e Parma Pier Luigi Farnese alla metà del XVI secolo contro eventuali colpi di mano e sommosse cittadine. Dunque, nella Cittadella Farnesiana il rapporto era «contro» la popolazione locale, lampante anche nellantico nome popolare: «Castello del Diavolo». Parzialmente demolita a partire dal 1848, durante il Risorgimento, la Cittadella Farnesiana fu comunque impiegata per scòpi difensivi fino allinizio del Novecento, e successivamente fu inclusa in un complesso militare tuttora esistente. Nonostante le trasformazioni subìte, è ancóra rintracciabile limpianto originario della Cittadella, le cui parti superstiti rendono bene la grandiosità e le concezioni tattiche e strategiche alla base del progetto. Essa, inoltre, risulta significativa come confronto con altre cittadelle oggi scomparse o non più integre: Asti, Casale Monferrato, Mantova, Messina, Milano, Torino.
Rovato è stato il terzo appuntamento di Incontri castellani (26 Settembre). La cittadina bresciana è situata allestremità meridionale della Franciacorta, ai piedi del monte Orfano. Essa prende origine da un antico borgo, chiamato localmente Castello e documentato già nel XIII secolo. Di questo complesso fortificato un recinto murario a pentagono irregolare dotato di torrioni rimangono cospicue e significative porzioni, insieme alle tracce delle ristrutturazioni compiute durante i secoli: importante, in particolare, quella del 1470. Ancóra nel XVI secolo limpianto fortilizio affidava gran parte delle proprie capacità e funzioni di sicurezza agli abitanti del posto, cosa che permise lefficace resistenza ad eserciti di condottieri agguerriti: Carlo dAngiò nel 1265, durante i cosiddetti «Vespri di Rovato»; Galeazzo I Visconti nel 1326; Francesco Sforza nel 1448. Tanto stretto era il connubio con la popolazione decisamente «pro» che il centro storico rovatese risulta ancór oggi connotato in maniera assai forte.
Vigoleno di Vernasca ha chiuso il ciclo degli incontri (10 Ottobre). Borgo, Castello e Rocca sono i tre elementi costitutivi di questo abitato che sorge néi Colli Piacentini, fra le valli déi torrenti Arda e Stirone, al confine fra i territorî di Parma e di Piacenza. In questo complesso difensivo del pieno Medioevo, reimpostato fra XIV e XV secolo ad opera della famiglia Scotti, la sintesi fra le varie componenti fortilizie suggerisce un profondo rapporto di unione. Il borgo, infatti, interagisce con le altre due strutture fortificate il Castello e la Rocca in una precisa scansione anche funzionale: il borgo per la popolazione, il Castello per il feudatario, la Rocca per la guarnigione. Anche grazie alle dimensioni ridotte dellabitato, al contesto ambientale poco alterato ed allottima conservazione delle antiche fortificazioni fra tutte, il mastio con il grande rivellino queste ultime risultano fuse in un insieme strutturale omogeneo che ben riflette la concezione abitativa e fortificatoria propria del periodo medievale.
Il titolo
non fidarsi è meglio!, con le quattro località scelte (San Colombano al Lambro, Piacenza, Rovato e Vigoleno), ha perciò designato un percorso ed un discorso particolare, improntato non tanto su caratteristiche architettoniche o episodî di cronaca storica, ma su una realtà più profonda, riguardante i tessuti abitativi, levoluzione sociale, le condizioni economiche, arrivando fino agli strumenti di controllo politico.
Fra «continuità» e «discontinuità» storiche è quindi emerso un importante valore delle antiche strutture fortificate: lessere paradigma della realtà attuale. Ci sono le vicende politiche, con il loro immancabile séguito di speranze e delusioni; le personalità più in vista dellepoca; le questioni maggiormente sentite e dibattute, come le tasse tema sempre dattualità e la loro evasione. Difficile non ritrovare nella nostra esistenza punti di contatto con questo passato solo in apparenza lontano.
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