(Il) Castello di Tortona

L’evento

Un colle, una roccaforte alle pendici dell’Appennino Ligure, una storia millenaria.

Sono questi gli elementi che hanno caratterizzato l’evento dal titolo (Il) Castello di Tortona: l’itinerario tematico che nel 2014 ha condotto sulle tracce di un’importante opera fortificata del Piemonte orientale, dove correvano gli antichi confini del Ducato di Milano, del Regno di Sardegna e della Repubblica di Genova.

Ambiente, archeologia, architettura, cultura, curiosità, personaggî: ricca di argomenti è stata l’illustrazione del percorso, che ha spaziato dal Medioevo centrale al XVIII secolo.

La location dell’evento è stata il Parco del Castello, sul Colle Savo, dove sono conservate le vestigia del Castello di Tortona.

Qui Davide Tansini (ideatore e direttore dell’iniziativa) ha condotto il pubblico a scoprire quale fisionomia avesse la roccaforte tortonese.

Lo storico si è basato su ricerche personali nell’àmbito medievale, rinascimentale e moderno per descrivere caratteristiche, funzioni e sviluppo delle antiche strutture difensive, dal Castello al Forte San Vittorio.

Banditi, contrabbandieri, disertori, soldati, spie, vagabondi e ancóra architetti, contadini, ingegneri, mercanti, sovrani: nel córso déi secoli molti personaggî passarono per i fortilizî del Colle Savo. Perciò, molte ed eterogenee sono le vicende che uniscono queste figure al Castello di Tortona.

Stile colloquiale, vivace e affabile ma rispettoso déi dati storico-scientifici quello di Davide Tansini, che non soltanto ha descritto la cronistoria e l’architettura della roccaforte, ma ha anche tratteggiato il variopinto mondo di cui il Castello era parte.

Due importanti leitmotiv dell’itinerario tematico sono stati il funzionamento del presidio militare e il suo rapporto con la realtà circostante.

Il discorso presentato al pubblico si è articolato ad ampio respiro, spaziando attraverso un lungo periodo storico e giungendo sino all’eredità che ha lasciato: economia, società, tradizioni, usi e vita quotidiana.

Davide Tansini ha ricostruito storie che sono lontane nel tempo e, talvolta, molto diverse tra loro. Queste vicende, però, hanno tanti aspetti comuni e somiglianze con il presente.

L’itinerario tematico (Il) Castello di Tortona è stata così una duplice occasione: un percorso attraverso un luogo storico del Piemonte e uno spunto per conoscere e rivivere il passato.

La storia

Il Castello di Tortona era una roccaforte di fondamentale importanza per controllare i traffici fra Milano, Pavia e Genova (lungo la valle dello Scrivia) e lungo l’asse viario fra Torino e Piacenza (che seguiva il córso del fiume Po, da cui il fortilizio distava circa venti chilometri). Antico percorso, quest’ultimo, che nella zona compresa fra Piemonte orientale e Oltrepò Pavese coincideva con i fascî viarî della Via Francigena.

Posto sulle propaggini dell’Appennino Ligure, il Castello sorgeva in un territorio di variegate interazioni e sovrapposizioni culturali, economiche, politiche e sociali tra Liguria, Lombardia e Piemonte. Qui, fra basso Medioevo ed Età Moderna, correvano i confini di varie entità politiche che si succedettero nel controllo déi Colli Tortonesi e della media e bassa Valle Scrivia.

Documentate nell’XI e nel XII secolo con la presenza di una cerchia muraria cittadina, le fortificazioni tortonesi furono testimoni (e, spesso, coinvolte direttamente) nelle lotte per la supremazia (o per la sopravvivenza) ingaggiate dai sovrani e dalle istituzioni interessate a controllare questa zona d’Italia.

Uno degli episodî più noti fu l’assedio condotto contro il Comune di Tortona dalle truppe dell’imperatore Federico I Hohenstaufen (detto Federico Barbarossa (1118/1125-1190) e déi suoi alleàti nel 1155: episodio che vide i Tortonesi resistere per due mesi agli attacchi imperiali proprio sul Colle Savo.

Dopo le gravi devastazioni perpetrate dalle milizie assedianti Tortona fu ricostruita. Presumibilmente, furono riedificate (o trasformate) le opere difensive con cui i Tortonesi erano riusciti a resistere sul Colle Savo per circa due mesi agli attacchi avversarî.

Nel 1347 la città fu assoggettata da Luchino Visconti (1292-1349) e il Tortonese divenne parte déi territorî dipendenti dal Casato della Vipera. Dopo la morte dell’arcivescovo di Milano Giovanni (1290 c.a-1354), fratello di Luchino, Tortona fu assegnata al consignore di Milano Galeazzo II Visconti (1320-1378), nipote di Giovanni e di Luchino. Dopo la sua scomparsa la città toccò a suo figlio Gian Galeazzo, che nel 1395 divenne primo duca di Milano.

Proprio nella seconda metà del XIV secolo fu avviata una serie di campagne fortificatorie che portò al potenziamento sia delle difese cittadine sia di quelle castellane presenti sul Colle Savo.

Nel 1368 erano in córso i lavori di costruzione della Cittadella (danneggiata da un crollo nel 1451 e smantellata verso la fine del Quattrocento) che, al pari del Castello, inglobò preesistenti edificî civili e religiosi dell’abitato tortonese.

Per i Visconti era importante rafforzare il controllo su una zona di frontiera dove gli interessi politici della dinastia si scontravano con quelli del Marchesato del Monferrato, della Repubblica di Genova e del governatorato francese di Asti, oltre a quelli delle famiglie feudali dell’Appennino Ligure (Grimaldi, Malaspina, Pallavicino, Spinola). Fra Tortonese e Alessandrino transitavano ricche tratte commerciali (e di contrabbando): soprattutto, cereali verso Genova e sale verso la Valpadana.

Ritornata all’indipendenza comunale sùbito dopo la morte dell’ultimo duca visconteo Filippo Maria (1392-1447), nel periodo compreso fra il 1447 e il 1449 Tortona fu occupata dalle truppe del condottiero Francesco Sforza Visconti (1401-1466) e da quelle dell’Aurea Repubblica Ambrosiana, prima di essere stabilmente inglobata fra i possedimenti della dinastia Sforza, che con lo stesso Francesco divenne signora di Milano a partire dal 1450.

Durante la seconda metà del XV secolo il casato sforzesco promosse interventi di ristrutturazione sia sul Castello sia sulla Cittadella tortonesi.

Nel 1479 la conquista del presidio di Tortona (ottenuta per corruzione) fu il primo rilevante successo della campagna militare intrapresa di Ludovico Maria Sforza (detto il Moro, 1452-1508), figlio di Francesco, per assicurarsi il dominio su Milano.

Lo stesso Ludovico fu spodestato dal trono ducale nel 1499 dall’esercito del re di Francia Luigi XII di Valois-Orléans (1462-1515). Come vent’anni prima, anche allora Tortona fu una delle prime conquiste dell’armata invaditrice, condotta dal nobile milanese Gian Giacomo Trivulzio (1440-1518).

Dopo più di un trentennio funestato da conflitti, conquiste, riconquiste e passaggî di truppe (che dagli Anni Venti del Cinquecento vide soprattutto lo scontro tra il Regno di Francia e quello di Spagna), nel 1535 la morte dell’ultimo duca sforzesco di Milano Francesco II (1498-1535), figlio di Ludovico il Moro, portò Tortona e il Ducato di Milano fra i dominî dell’imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-1558) e, in séguito, di suo figlio, il re di Spagna Filippo II (1527-1598).

Oltre a essere una zona di frontiera della Lombardia spagnola, esposta alle turbolenze politiche e militari derivanti dalla vicinanza con la Repubblica di Genova, con il Ducato di Savoia e con il Marchesato del Monferrato (Ducato dal 1573), Tortona rientrava come l’intero Stato di Milano nel Camino Español: una serie di territorî sotto controllo o protettorato asburgico che permettevano di spostare truppe e materiali dal Mare del Nord a quello Mediterraneo aggirando la Francia.

Dal 1547 al 1560, dietro impulso del governatore dello Stato di Milano Ferrante Gonzaga (1507-1557), il Colle Savo fu oggetto di una complessa e radicale opera di ristrutturazione. Attuàti in varie fasi su progetto dell’ingegnere Giovanni Maria Olgiati (1494-1557), questi lavori ampliarono e trasformarono le preesistenti fortificazioni, adeguandole all’utilizzo sistematico delle armi da fuoco.

Destinato principalmente a scòpi militari, il rilievo fu sgombrato da quasi tutte le costruzioni civili e religiose che lo occupavano. Lì, per esempio, era ubicata la cattedrale tortonese: l’edificio sacro fu temporaneamente risparmiato dalla demolizione in attesa che le sue funzioni fossero trasferite in un altro duomo, eretto fra il 1574 e il 1592. La chiesa più antica fu sconsacrata e convertita in deposito di munizioni, finendo distrutta da un’esplosione nel 1609.

Nella prima metà del Seicento la successione al Ducato del Monferrato (che nel secolo precedente era passato al casato Gonzaga di Mantova) riportò la guerra nel Piemonte centro-meridionale. Al termine delle ostilità lo stato monferrino fu assegnato alla dinastia déi Gonzaga-Nevers.

Fra il 1642 e il 1643, durante la Guerra dei Trent’Anni, la fortezza sul Colle Savo fu pósta sotto assedio dalle armate del re di Francia Luigi XIII di Borbone (1601-1643).

La scomparsa dell’ultimo sovrano asburgico di Spagna, Carlo II (1661-1700), aprì un periodo di conflitti che vide scontrarsi i fautori déi due principali contendenti al trono iberico: Filippo di Borbone (1683-1746), sostenuto dal nonno, il re di Francia Luigi XIV (detto il Re Sole, 1638-1715), e Carlo d’Asburgo, figlio dell’imperatore Leopoldo I (1640-1705).

Lo Stato di Milano divenne uno déi teatri degli scontri, che raggiunsero anche Tortona: nell’autunno 1706 il Castello sul Colle Savo fu assediato e conquistato dalle truppe sabaude e asburgiche condotte dal principe Eugenio di Savoia-Soissons (1663-1736).

La conclusione della Guerra di Successione Spagnola negli Anni Dieci del Settecento apportò notevoli cambiamenti alla geografia politica fra Lombardia e Piemonte. Tortona rimase parte nel Ducato milanese, affidato al casato degli Asburgo d’Austria: quindi, non più dipendente dalla corte di Madrid ma da quella di Vienna. La vicina città di Alessandria e il Ducato del Monferrato, invece, passarono al duca Vittorio Amedeo di Savoia (1666-1732), il cui rango fu elevato a quello regale tramite l’assegnazione del Regno di Sicilia, poi scambiato con quello di Sardegna.

Un successivo conflitto tra la Corona asburgica e il Regno di Francia, la Guerra di Successione Polacca, vide la partecipazione sabauda al fianco degli eserciti transalpini. Nell’inverno 1734 la fortezza tortonese (che nel terzo decennio del XVIII secolo era stata sottoposta ad alcune opere di restauro) fu pósta sotto assedio e occupata dalle armate condotte dal re di Sardegna Carlo Emanuele III (1701-1773). Con il Trattato di Vienna del 1738 il Tortonese fu ufficialmente riconosciuto al sovrano piemontese.

Con il dominio sabaudo mutò l’orientamento difensivo della fortezza sul Colle Savo, ora rivolto a proteggere il cuore del Piemonte. La guerra ritornò nel 1745, quando il Castello fu assediato e conquistato dalle truppe borboniche déi regni di Spagna e di Francia, alleàti contro la Corona asburgica e lo stato sabaudo durante la Guerra di Successione Austriaca.

Ritornato sotto il controllo déi Savoia l’anno seguente, il Castello aveva rivelato numerosi problemi generàti dall’obsolescenza delle sue strutture e dai danni arrecàti nel 1706 e nel 1734, cui si aggiungevano quelli causati pochi mesi prima.

La piazzaforte di Tortona rivestiva una notevole importanza strategica ma per quasi un trentennio non furono attuàti progetti che portassero a un consistente ammodernamento della struttura.

L’occasione giunse nel 1773 con il re Vittorio Amedeo III (1726-1796). Al fine di implementare il potenziale bellico del caposaldo tortonese il sovrano commissionò un progetto di ristrutturazione a Lorenzo Bernardino Pinto (1705-1788).

L’opera, di notevole portata per ambizioni e realizzazione materiale, trasformò la fortezza in una delle più moderne e possenti opere fortificate del Piemonte. Alla rinnovata costruzione fu dato il nome di Forte San Vittorio, in onore del sovrano committente.

Nella primavera 1796 il generale Napoleone Bonaparte (1769-1821) invase lo stato sabaudo e la Repubblica di Genova al comando dell’Armée d’Italie inviata dalla Francia repubblicana. Ancór prima di partire alla volta della Penisola il comandante còrso aveva valutato la conquista della piazzaforte di Tortona come uno degli obiettivi primarî dell’intera campagna italiana.

I suoi soldati non arrivarono però ad assediare il Forte San Vittorio. Con l’Armistizio di Cherasco Vittorio Amedeo III si impegnò a cedere il controllo di Tortona e di altri presidî ai militari transalpini. La fortezza del Colle Savo fu occupata dall’Armée nel Maggio dello stesso anno e designata come perno logistico della campagna francese nella Valpadana.

Tre anni dopo ad assediarla furono le truppe austro-russe della Seconda Coalizione, guidate dal generale Aleksandr Vasil’evič Suvorov (Александр Васильевич Суворов, 1729-1800), che la sottrassero al controllo francese.

Fra lo stesso 1799 e il 1801 fu deciso lo smantellamento delle fortificazioni tortonesi: sia quelle cittadine sia il Forte San Vittorio. Dopo aver asportato i materiali riutilizzabili o vendibili, i militari francesi eseguirono la quasi totale demolizione delle strutture murarie tramite l’esplosione di mine nell’Aprile dello stesso 1801. Fu conservata (benché non completamente) la cappella della fortezza, dedicata al Beato Amedeo IX di Savoia.

Nel córso del XIX e del XX secolo l’ex area castellana del Colle Savo fu destinata ad altri usi: per esempio, fu impiegata come postazione per il telegrafo ottico e come tiro a segno. Una parte fu poi lottizzata e destinata alla costruzione di edificî residenziali. La porzione più orientale fu sbancata per far posto all’attuale Stadio «Fausto Coppi». Il resto, piantumato o imboschito naturalmente, è divenuto il Parco del Castello.

L’architettura

L’impianto del Castello di Tortona si sviluppava sul Colle Savo, fra l’attuale Stadio «Fausto Coppi» e l’area delimitata da Viale Vittorio Veneto, Strada ex Tiro a Segno, Viale degli Olmi, Viale Limite Ignoto e Strada Levante del Castello.

La pressoché totale distruzione del Forte San Vittorio avvenuta nel 1801 e le successive trasformazioni urbanistiche operate sul suo sedime fra Ottocento e Novecento consentono conoscere la fisionomia degli antichi fortilizî castellani solo grazie alle emergenze archeologiche o, per via indiretta, attraverso le testimonianze archivistiche (sia testuali sia iconografiche).

Le campagne fortificatorie avviate dal casato Visconti durante la seconda metà del XIV secolo dovettero prendere le mosse dai tracciàti fortilizî preesistenti. È possibile che almeno parte di queste strutture fossero legate agli edificî della Dertona romana.

Probabilmente, è in questo periodo che prese corpo la suddivisione dell’area castellana in due settori, disposti su quote differenti: compartimentazione, questa, destinata a permanere sino all’inizio del XIX secolo.

La zona più alta (ubicata presso l’odierna spianata del Parco) consisteva in un quadrilatero munito di torri, collegate da cortine murarie. L’angolo Sud era munito di una piccola corte (chiamata anche Rocchetta o Roqueta, nella denominazione spagnola del Cinquecento e del Seicento) racchiusa da corpi di fabbrica e da almeno una torre.

Nel córso déi secoli il settore superiore del Castello mantenne sempre la preminenza gerarchica sulle altre fortificazioni tortonesi. Fu successivamente trasformato nel corpo di piazza (detto comunemente Maschio) del Castillo insediato dagli Asburgo di Spagna nel XVI secolo e, più tardi, in quello del Forte San Vittorio sabaudo, durante l’ultimo trentennio del Settecento.

Questa zona era chiamata Rocca o Arx nel XV secolo e ospitava la guarnigione e il suo castellano. Nel 1421 e nel 1424 il presidio disponeva di venti paghe; nel 1450 esse risultavano ridimensionate a sedici e una morta; dal 1455 furono ulteriormente ridotte a dieci, mantenendosi su questa cifra probabilmente sino alla fine del Quattrocento.

Dotata di torri era pure la cerchia muraria della porzione inferiore. Si estendeva probabilmente dal limite Ovest della spianata del Parco fino a Piazza Guglielmo Oberdan e al Voltone, racchiudendo edificî molto significativi della città, come la Cattedrale e il Palazzo Vescovile.

Dal complesso castellano scendevano due ali di mura verso la pianura, in direzione Nord e Ovest: raccordandosi attorno all’abitato, andavano a formare la cerchia cittadina.

Pur passando attraverso diverse ristrutturazioni e interventi, questi impianti fortilizî furono mantenuti attivi per scòpi difensivi per tutto il Quattrocento fino alla prima metà del Cinquecento.

La profonda trasformazione compiuta dal Governo asburgico tra il 1547 e il 1560 coinvolse non soltanto le strutture castellane, ma l’intero abitato del Colle Savo.

Nel Castillo voluto dagli Austrias la zona più elevata del preesistente impianto divenne il corpo di piazza (detto anche Forte Alto): fu mantenuto il tracciato quadrangolare, irrobustito sul fronte orientale da due bastioni (Baloarte de la Bissa a Nord-Est e Baloarte del León a Sud-Est, secondo l’antica denominazione spagnola).

Più radicale fu la trasformazione della parte inferiore del Castello medievale, che dal fronte occidentale del compartimento superiore si allungava verso Nord-Ovest. Questo settore fu trasformato nel Forte Basso: un’opera a corona munita di tre bastioni, orientàti in direzione Ovest, Nord-Ovest e Nord (nell’ordine, Baloardo di Santa Barbara, di San Lorenzo e di San Giovanni, in base alla toponomastica seicentesca e settecentesca).

La realizzazione della fortezza richiese che numerosi edificî civili e religiosi situàti sul Colle Savo fossero demoliti. La stessa Cattedrale, sconsacrata e inglobata nel Forte Basso, fu destinata a deposito di munizioni.

Il Castello tortonese patì danni consistenti nel 1609, quando le polveri da sparo detenute nell’ex Cattedrale esplosero, distruggendo l’antica basilica e la casa del castellano.

Al deperimento déi corpi murarî protrattosi per tutto il XVII secolo si aggiunsero le lesioni arrecate dai bombardamenti subiti nell’autunno 1706, in occasione dell’assedio condotto dalle truppe sabaudo-asburgiche durante la Guerra di Successione Spagnola. L’episodio più noto e evidente fu l’apertura di una grossa breccia nel Forte Alto, praticata tramite cannoneggiamento.

Il Castillo cinquecentesco fu sottoposto a lavori di ristrutturazione nel terzo decennio del Settecento, durante la dominazione degli Asburgo d’Austria. I lavori non mutarono la fisionomia del presidio, ma risarcirono parzialmente i danni prodotti negli anni precedenti e ampliarono gli avancorpi della fortezza.

Furono infatti edificate mezzelune, rivellini, spalti, tenaglie e controguardie in aggiunta alle opere esterne che già proteggevano i bastioni sia del Forte Alto sia di quello Basso. In particolare, presso il corpo di piazza, fu sviluppata la direttrice difensiva lungo il prolungamento della capitale del bastione Sud (detto del Leone), orientata verso i Colli Tortonesi.

L’ultima modificazione cui il Castello di Tortona andò incontro fu quella attuata néi tre decenni finali del XVIII secolo, con la trasformazione nel Forte San Vittorio progettato da Lorenzo Bernardino Pinto.

Il complesso castellano voluto da Vittorio Amedeo III di Savoia mantenne la compartimentazione su due livelli sovrapposti, sviluppandone la larghezza massima a più di trecentocinquanta metri e la lunghezza a oltre quattrocentocinquanta.

Il Forte Alto fu mutato in una massiccia costruzione munita di duplice ordine di muraglie. Quella più interna perimetrava un’area trapezoidale (con una protuberanza verso Nord-Est) ed era munita di due bastioni agli angoli Sud-Ovest (quello di San Maurizio) e Nord-Ovest (quello di San Ferdinando), mentre i corpi angolari Sud-Est e Nord-Est erano identificàti come Bastione San Gaetano e Bastione Sant’Antonio. La cintura più esterna si anteponeva a quella precedente sulle due fronti a Sud-Est, risultando munita di altri due bastioni agli angoli Sud-Est (Pinto) e Nord-Est (Mazzetti).

I corpi di fabbrica dell’edificio principale riprendevano (pur variandolo) il tracciato del Forte Alto del Castillo asburgico. Racchiudevano la piazza d’armi superiore della fortezza, in cui trovava posto una cappella dedicata al Beato Amedeo IX di Savoia (1435-1472).

Questa parte del Forte comunicava con quella più bassa tramite Porta San Vittorio, aperta sul fronte Ovest. La proteggeva un rivellino posto appena oltre il fossato che cingeva l’intero corpo di piazza. Dalla parte opposta, dinnanzi al fronte Est, era collocato un altro rivellino, orientato in direzione déi Colli Tortonesi.

Anche l’opera a corona del compartimento inferiore riprendeva il tracciato della preesistente fortificazione asburgica. Ai tre bastioni che la costituivano fu assegnata la denominazione (da Nord a Sud) di San Felice, Santa Clotilde e San Benedetto. Al pari dell’edificio principale, fu dotata di robuste murature perimetrali e di fossato.

Sul lato Nord-Est della corona si apriva Porta Reale: l’ingresso principale del Forte San Vittorio, che lo metteva in comunicazione con la città.

Dai bastioni Mazzetti e di San Benedetto partivano le due ali di fortificazioni che, scendendo lungo le pendici del Colle Savo verso il piano, raccordavano la fortezza alla cerchia muraria tortonese.

Oltre a quelle in barbetta, la fortezza era ampiamente dotata di postazioni da tiro in casamatta, situate principalmente néi bastioni del corpo di piazza.

Ciò garantiva una consistente durabilità del potenziale difensivo del presidio in caso di bombardamento avversario. Qualità ulteriormente incrementata grazie al notevole vantaggio balistico generato dagli oltre cento metri di dislivello esistenti fra la sommità del Colle Savo e la pianura immediatamente circostante Tortona.

Le demolizioni compiute nell’Aprile 1801 dall’esercito francese causarono la scomparsa quasi totale del Forte San Vittorio. Fu conservata (benché solo parzialmente) la Cappella del Beato Amedeo. Realizzata prevalentemente con mattoni di terracotta, ancór oggi si erge sulla spianata sommitale del Parco del Castello.

La parte meglio visibile delle restanti strutture ipergee è collocata nella zona meridionale del Parco, al limite della scarpata del Colle Savo. Si tratta di un complesso di muraglie sviluppato per trenta metri circa, che permette di identificare de visu un’altra fra le tecniche edilizie con cui fu costruito il Forte San Vittorio: fasce orizzontali di pietre calcaree alternate a córsi di laterizî. Tali murature corrispondono all’antica intersezione fra il Bastione di San Maurizio e la cintura esterna del corpo di piazza.

Affioramenti murarî di varia consistenza e accessi ad ambienti ipogei (non praticabili) sono sparsi per l’intera area del Parco del Castello di Tortona.

Info

Luogo:
Tortona (Alessandria, Piemonte – Valle Scrivia, Italia), Parco del Castello (Piazza Guglielmo Oberdan/Voltone)

Data:
25 Maggio 2014

E-mail:
e v e n t i @ t a n s i n i . i t

Telefono:
(+39) 3 4 9  2 2 0 3 6 9 3

Note:
l’evento è stato ideato e condotto da Davide Tansini, che detiene la paternità creativa dell’iniziativa e tutti i relativi diritti; i contenuti da lui illustràti al pubblico durante la manifestazione sono basàti sugli esiti delle sue ricerche in àmbito storico-architettonico

© Davide Tansini: tutti i diritti riservàti – Pubblicato il 3 febbraio 2015 – Aggiornato al 28 ottobre 2024